martedì 24 maggio 2016

Recensione: 'Una famiglia quasi perfetta' - Jane Shemilt




Salve a tutti! Dopo circa due anni in cui avevo abbandonato questo blog ho deciso di riaprirlo per condividere le mie letture e le mie "recensioni".


Oggi voglio parlare del libro letto per il mio gruppo di lettura virtuale di maggio: 'Una famiglia quasi perfetta' di Jane Shemilt.




TITOLO: Una famiglia quasi perfetta
AUTORE: Jane Shemilt
EDITORE: Newton Compton Editori
ISBN: 978-8854185890
FORMATO: Copertina rigida - 320 pagine
                       E- book
PREZZO: Cartaceo €4,90
                  E- book €2,99

TRAMA: Jenny è un medico, sposata con un famoso neurochirurgo e madre di tre adolescenti. Ma quando la figlia quindicenne, Naomi, non fa ritorno a casa dopo scuola, la vita perfetta che Jenny credeva di essersi costruita va in pezzi. Le autorità lanciano l’allarme e parte una campagna nazionale per cercare la ragazza, ma senza successo: Naomi è scomparsa nel nulla e la famiglia è distrutta. I mesi passano e le ipotesi peggiori – rapimento, omicidio – diventano sempre più plausibili, ma in mancanza di indizi significativi l’attenzione sul caso si affievolisce. Jenny però non si arrende. A un anno dalla sparizione della figlia, sta ancora cercando la verità, anche se ogni rivelazione, ogni tassello sembra allontanarla dalle certezze che aveva. Presto capisce che le persone di cui si fidava nascondono terribili segreti, Naomi per prima. Seguendo le flebili tracce che la ragazza ha lasciato dietro di sé, Jenny si accorgerà che sua figlia è molto diversa dalla ragazza che pensava di aver cresciuto…


Adesso passiamo al mio parere...

 

Partiamo dal presupposto che questo romanzo, più che thriller, mi è parso tanto un romanzo psicologico. Naomi, figlia quindicenne di due stimabili e conosciuti dottori, sparisce nel novembre 2009. Nessuna traccia, nessun sospetto fondato o plausibile, insomma IL NULLA.

Detto questo entriamo più nel 'vivo' del mio parere e del romanzo. Cominciamo dalla struttura: si alternano, nei capitoli, due piani temporali. Uno è il periodo del 2009 compreso tra alcuni giorni prima della scomparsa e circa un mese dopo l'accaduto. L'altro è un periodo tra il 2010 e il 2011 di circa 3/4 mesi quindi conseguente alla scomparsa. Entrambi raccontati dal punto di vista di Jenny (mamma di Naomi). All'inizio (direi per circa 3 o 4 capitoli) questo continuo sbalzo mi ha un po' disturbata. Poi però ci ho fatto l'abitudine anche se avrei preferito uno stile temporale più lineare. Comunque sia lo stile di narrazione si è rivelato abbastanza scorrevole (punto a favore) anche se a tratti un po' pesante e noioso (punto a sfavore).

Ma veniamo alla trama! C'è questa famiglia che, all'apparenza, sembra la famiglia del Mulino Bianco: madre, padre, tre figli e un cane. Una casa, un lavoro stabile e remunerativo e figli che sono perfetti. Ma ecco che la perfetta vita tranquilla viene sconvolta dalla scomparsa della figlia minore, la quindicenne Naomi. Da questa scomparsa tutto degenera: Jenny scopre (in ordine sparso) di essere tradita dal marito, di avere un figlio che si droga e (dulcis in fundo) che la sua piccola, graziosa ed innocente figliola non è così innocente come sembra. La cosa che mi ha più disturbato di tutta la vicenda è la figura di questa madre che, oppressa dal lavoro, si lascia scorrere tutto intorno, fregandosene altamente, ma con la convinzione di essere una buona madre. MA COME SI FA??? Tuo figlio all'improvviso cambia carattere, diventa irascibile e scontroso, sempre stanco, sempre fuori e tu non ti preoccupi? Tua figlia quindicenne ritorna a casa tardi puzzando di fumo e alcool, anche lei con atteggiamenti strani, e tu non fai nulla? 'Forse dovrei parlarle.... ma no! Non sarà nulla!' Emoticon confused MA WTF??? Sei seria?



E lo so che (purtroppo) certe situazioni son reali ma il messaggio di fondo che io ho percepito non è assolutamente vero! Perché quello che ho percepito io è la convinzione che una donna in carriera non potrà mai essere una buona moglie e madre. E non sono d'accordo.

In tutto questo la parte delle indagini viene praticamente messa in secondo piano. Il POV di Jenny ci da un quadro completo di quella che è la pressione psicologica (e le inevitabili conseguenze) che deriva da una sparizione di una persona cara. La famiglia si fascia, lei si richiude nel suo mondo senza far entrare nessuno, e il resto del mondo va avanti.

Ad un certo punto, dopo tante e tante e tante pagine di psicologia spiccia, la domanda che sorge spontanea è: siamo a 14 mesi dalla scomparsa e, alla conclusione, Naomi che fine ha fatto? E' presto detto: dopo una confessione MOOOOLTOOOO ritardata da parte del padre della ragazza e una tempestiva (?) associazioni di ricordi, fatti e circostanze, si arriva al punto in cui viene individuata una persona che potrebbe essere coinvolta nella sparizione di Naomi. Naturalmente tutte le supposizioni risultano vere e lui si rivela un nomade con precedenti penali ma, ahi noi, il tizio in questione viene ucciso durante uno scontro a fuoco con la polizia sopraggiunta nel campo nomadi per interrogarlo. Dato che lui è andato vengono interrogati altri membri del campo che dicono che Naomi è morta ma non sanno dove sia seppellita. I poliziotti danno per buona questa confessione e chiudono il caso. Nel finale, Jenny si reca in questo campo nomadi per cercare di capire dove sia stata sepolta sua figlia e... indovina, indovinello? Nelle famiglie che stanno partendo vede sua figlia! Con capelli tagliati e tinti ma viva e vegeta e in perfetta salute! E lei che fa? Corre, non riesce a raggiungerla e la lascia andare così. Senza chiamarla, senza allertare nessuno, dopo 14 mesi di pena e di angoscia la lascia andare. MA SIAMO IMPAZZITI???

Una storia che poteva avere un notevole potenziale buttata alle ortiche in un finale inconcludente. Notevolmente penalizzato! 


Letto in e-book, ho più volte avuto la tentazione di buttare dalla finestra il reader... ma ci tengo troppo al mio Kobo per fargli fare una così brutta fine!


VOTO: 2/5


Spero di non avervi annoiato... alla prossima!!!!








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